Massi e rami sui binari fermati cinque minorenni

Uno dei genitori "Cose da ragazzi, la polizia pensi invece a prendere gente come Riina"

Giocavano a far deragliare i treni. Ma per fortuna non c´erano mai riusciti. Sono quattro tredicenni, tutti compagni di classe, gli autori dei sabotaggi sulla linea ferroviaria Milano-Varese avvenuti negli ultimi venti giorni. Frequentano la terza media di Pogliano Milanese, dove abitano. Nelle scorribande uno di loro si portava anche il fratellino di nove anni. Li ha scoperti la Polfer di Rho, che li ha denunciati per attentato alla sicurezza dei trasporti, procurato allarme e interruzione di pubblico servizio.
Tra la fine di dicembre e l´inizio dell´anno nuovo, per quattro volte (il 27, 28, 29 dicembre e il 4 gennaio), avevano collocato sui binari bastoni, grossi massi e perfino alcuni blocchi di cemento per vedere l´effetto sul passaggio dei treni. In un caso avevano collegato un filo di rame, incastrato sotto un tombino, a un contenitore di vetro contente della paglia a cui avevano dato fuoco. Un episodio che aveva fatto temere un attentato di matrice terroristica. Ogni volta, il traffico ferroviario era stato interrotto e i pendolari si erano dovuti rassegnare a pesanti ritardi. Domenica scorsa, poco dopo le 17, i loro giochi sono terminati. La baby-gang aveva appena finito di piazzare un grosso blocco di cemento al chilometro 4,9 della Milano-Varese. A pochi passi dalla massicciata, erano pronti a godersi "il botto", evitato però dalla prontezza di riflessi del macchinista. In quello stesso istante, sono stati sorpresi dalla Polfer, che già da qualche giorno teneva d´occhio quel tratto di ferrovia.
Acciuffati dopo una breve fuga, hanno ammesso le proprie responsabilità. Alla scuola oggi pomeriggio si svolgerà una riunione d´istituto straordinaria, in cui saranno chiamati a partecipare anche i genitori. «È un fatto gravissimo - commenta Maria Luisa Toia, insegnante d´inglese - . Prenderemo provvedimenti disciplinari che abbiano un risvolto educativo». Particolare, invece, il commento di uno dei genitori, che quando si sono presentati gli investigatori a casa sua, ha chiesto perché gli agenti non pensavano «ad arrestare gente come Totò Riina, piuttosto che preoccuparsi di giochi da ragazzi».


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