CITTA' DEL VATICANO
Il Vaticano chiede una paga per le casalinghe e il governo si dice «pronto a discuterne». La Santa Sede invoca uno stipendio (un «giusto riconoscimento economico») per il lavoro delle madri casalinghe e l’introduzione del coefficiente familiare per «una maggiore equità nel prelievo fiscale sui nuclei familiari numerosi». Un «riconoscimento dovuto» anche al lavoro domestico, spiega il ministro vaticano della Famiglia, Ennio Antonelli «perché non si capisce come possa valere di meno il lavoro in casa se svolto da una madre anziché da una colf». E ciò non contrasta con il principio di gratuità delle cure familiari, in quanto «le cure alla famiglia sono offerte per amore, ma hanno comunque diritto ad un giusto riconoscimento», precisa il cardinale Antonelli.
L’appello della Santa Sede per il sostegno economico alle casalinghe incassa l’immediata approvazione del ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna: «E’ un monito che va attentamente ascoltato». Anche Rocco Buttiglione, presidente dell’Udc, sottoscrive le richieste della Chiesa: «La famiglia ha bisogno di giustizia fiscale, di sostegno e solidarietà sociale, di appoggio morale e culturale». La Santa Sede poi esorta i cattolici a contrastare con forza la diffusione di leggi «che permettono, con molta facilità l’aborto, come pure il divorzio rapido e l’eutanasia». Opporsi è «un obbligo morale». Tuttavia i problemi delle persone divorziate e dei loro figli saranno affrontate con un particolare occhio di riguardo a metà gennaio al meeting internazionale di Città del Messico, che, per la prima volta, sarà aperto alla testimonianza anche dei divorziati risposati.
Intanto la Santa Sede invoca dal governo fisco più equo e stipendio alle casalinghe, perché se «il lavoro di una badante deve concorrere alla formazione del Pil nazionale, perché non può farlo anche quello di una madre che fa lo stesso lavoro?». E, aggiunge, il cardinale Antonelli, «le famiglie e le loro associazioni devono essere interlocutori della politica». Inoltre, «è bene che i politici conoscano le possibili ricadute delle loro scelte, si confrontino con i diretti interessati e ascoltino le loro necessità di accesso alla casa, di un lavoro non precario, alla libertà educativa e alla conciliazione dei tempi di lavoro e di cure familiari». Perciò, «è importante applicare equità nel prelievo fiscale alle famiglie, un riconoscimento dovuto che reca beneficio all’intera società». Riconoscimento che, secondo la Santa Sede, dovrebbe essere dato giustamente anche al lavoro domestico, alle casalinghe che si occupano della casa e si prendono cura dei figli.
«Non si capisce - dice Antonelli - come questo lavoro possa valere di meno se svolto da una madre anziché da una colf: quest’ultimo entra nel Pil e l’altro non è considerato per nulla. Le cure alla famiglia sono offerte per amore, ma hanno comunque diritto ad un giusto riconoscimento». Invece «si privilegiano altre forme di convivenza che offuscano il valore della famiglia, basata sul matrimonio di un uomo e di una donna»
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