L'Abbazia Sommersa
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 La fanciulla e la pantera

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Abraxas

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MessaggioTitolo: La fanciulla e la pantera   La fanciulla e la pantera Icon_minitimeSab Dic 13, 2008 1:41 am

La pantera era di fronte a lei e la stava fissando con i suoi enormi e magnetici occhi dorati.
Lei - senza paura alcuna - osservò le zampe che parevano galleggiare poco sopra il terreno; guarò con ammirazione desiderio i muscoli contratti delle spalle e della schiena; rimirò con devozione la lucentezza del pelo e la sinuosità con cui ricoprivano il suo corpo.
Poi, lentamente cominciò ad osservare il muso: le zanne parevano brillare nel buio ed apparivano di un biancore splendente; con lenzetta alzò lo sguardo verso gli occhi.
Immediatamente si sentì pervasa da una grande forza piena di svariate emozioni: paura, determinazione, sete di sangue, ira e...vendetta.
La pantera stava solo attendendo una qualsiasi mossa da parte sua, sia che fosse offensiva o di resa; ma lei non si mosse, era incatenata da quegli occhi che erano lo specchio della sua stessa anima, della sua stessa mente.

Senza alcun preavviso la pantera balzò: lei sentì contrarsi ed allungarsi i muscoli e un'immagine sfocata e apatica le balenò davanti agli occhi.

Voltandosi riuscì a vedere le ampe poggiardi sul terreno con grazia e leggerezza. Sentì qualcosa colarle lungo la faccia ed il petto. Tastandolo, si rese conto che era sangue.

Sentiva una tensione quasi insopportabile, il terreno pareva troppo vicino, voleva staccarsi un'altra volta da quel vile terreno.

Lei guardò la pantera muoversi nervosamente, con un sordo ringhio in gola.

Improvvisamente lei lasciò uscire la tensione ed il ringhio si trasformò in un rauco ruggito disperato; nuovamente si lanciò contro quella figura apatica e insignificante.

Lei vide solamente una macchia che le si scagliava contro, ma non riuscì a schivarla.

Lei sentì quell'urlo di quella strana creatura arrivare fin sotto la sua pelle, riuscendo a sbilanciare la sua caduta: difatti rotolò su quel orrido pavimento e dovette sforzarsi per rimettesi nuovamente in equilibrio

Non aveva mai emesso un urlo di dolore in vita sua; quell'urlo che lei stessa emise la stupì più di ogni altra cosa e la rese furibonda: non poteva permettersi la debolezza.
Vide gli occhi della pantera spalancarsi per la profonda irritazione e che mandavano lampi di fierezza.

Guardando quella creatura, si rese conto che - nonostante la profonda disperazione per aver mostrato debolezza - stava crollando. Ciò le rese una serenità strana...feroce.

Un solo gesto bastò: guardare quegli occhi penetranti.
Lei allora abbassò il capo, sentendosi ormai sconfitta: il sangue scendeva troppo copiosamente, la sua mente ormai era debole, i suoi riflessi troppo lenti. Si inginocchiò e guardò quegli occhi gialli implorando pietà.
Le pupille si dilatarono, ed un solo lampo bastò a farle capire che per lei non ci sarebbe stata pietà alcuna.

Preparò i muscoli in una frazione e scattò. La pietà, l'implorazione che aveva visto nello sguardo di quella creatura l'aveva profondamente scossa ed allo stesso tempo disgustata.
Come aveva potuto rivendicare fino ad ora una forza superiore alla sua?
Le avrebbe dimostrato quanto fosse grave il suo sbaglio: l'impatto contro il suo collo fu tale da farle rotolare insieme fin contro la parete, ma lei non mollò la presa


Lei non provò quasi a liberarsi: solamente quando cominciò a mancarle il respiro, allungò le mani contratte verso quelle zanne che l'avevano tanto affascinata; ma in realtà non era per liberarsi, ormai la sua scelta l'aveva fatta e non poteva, non voleva tornare indietro.
Nel momento in cui i suoi occhi cominciarono velocemente ad appannarsi, ebbe un unico rimpianto: non poter vedere quegli splendidi occhi dorati e penetranti. Poi esalò il suo ultimo respiro.

Quando sentì che quella creatura aveva esalato l'ultima sua scintilla di vita, lentamente mollò la presa e leccò via il sangue dal muso.
Annusò il corpo e sentì il lontano alone dell'odore di morte. Oltre a quello sentì come un'entità aleggiare nell'aria, vibrando quasi impercettibilmente attraverso la grotta; ma fu un istante e nulla più, e lei non vi prestò attenzione.
Aveva vinto. La soddisfazione la pervase rendendola estremamente felice e soddisfatta.
Con fierezza, alzò la testa e lentamente, on l'orgoglio negli occhi dorati, si diresse verso l'uscita della grotta.


Un raggio di luce la illuminò e mostrò la lucentezza del pelo che però pareva anche opaco e di altro colore; ferì i suoi occhi dorati ma allo stesso tempo di ghiaccio; la luce inoltre mostrò anche la sua ombra sulla parete alle sue spalle: un'ombra grottescamente allungata verso l'alto, quasi troppo sottile; due lunghi arti si distaccavano sia sopra che sotto, il muso non era allungato bensì quasi piatto e la statura era eretta.
Quando la pantera si diresse definitivamente verso l'ambiente esterno, l'ombra suo malgrado la seguì, ma avvicinandosi all'uscita parvero palesi i suoi sforzi per tornare indietro verso l'interno della frotta: vani e futili e privi di reale forza.
La sua temporanea morte du decretata nel momento in cui la pantera pose le zampe sul terreno illuminato dal sole.
Voltandosi verso l'interno della grotta, percerpì una mancanza, ma l'ignorò e, cominciando a correre, si confuse con la foresta.

*siamo un'unica realtà*
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