L'Abbazia Sommersa
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 Estraniata vendetta

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Abraxas

Abraxas


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MessaggioTitolo: Estraniata vendetta   Estraniata vendetta Icon_minitimeSab Dic 13, 2008 12:33 am

Una goccia cadde dall'alto, quasi come un avvertimento; dopo di lei, un'altra ancora ne cadde.
Pian piano cominciarono ad aumentare, provocando un suono sordo e cupo contro il tavolo.
Ogni goccia andava ad accrescere la pozza sul tavolo; quel lento accrescimento era una lenta corrosione per la sua

psiche, una corrosione che però non sentiva come una punizione; per lui era soltanto una lenta ma costante tortura.

*Tloch*

Era una calda mattina d'estare, il sole brillava all'orizzonte, donando doratura alle nuvole e tutto d'intorno. Solamente

una figura, sola, accanto al fiume che scorreva pigro: una fanciulla dai fluenti capelli ramati, con pelle bianca come il

latte, che osservava il lento incresparsi dell'acqua.

*Tloch*

Sotto la sua mano, la morbidezza e la setosità dei suoi capelli; sotto l'altra mano , la sinuosità marmorea dei suoi

fianchi; le sue labbra gli regalavano una sensazione di umida freschezza...Un'inebriante brivido gli corse lungo la

schiena...

*Tloch*

Gli occhi di lei erano fissi nei suoi: una lucentezza immensa, una profondità in cui potersi immergere senza timore, una

forza possente, la stessa dell'acqua che caratterizzava il colore delle sue iridi.
Un mare puro, limpido, fresco in cui perdersi ogni volta, scoprendo idilliaci lidi inesplorati.

*Tloch*

Una porta socchiusa, da cui filtrava una lama di luce.
Una porta che fino ad allora era sempre stata chiusa.
La curiosità è demone di letale veracità...
Oltre la porta, quello che avrebbe voluto fosse solo un incubo: lei, con le sue forme splendenti e sinuose, con i suoi

fluenti capelli, con i suoi occhi marini....intrecciata a....lui.
Chi? Non lo sapeva, ma l'avrebbe ricordato tutta la vita.

*Tloch*

I fiumi di parole che una volta scorreano vivi e dinamici, erano aridi letti di comunicazione.
L'elettricità magnetica che partiva dai poli che erano i loro occhi, era ormai un'apatica stasi depolarizzata.
Le aure calorose che una volta erano fuse assieme, ora nemmeno si sfioravano.

*Tloch*

Strana fusione di ira, euforia, sonnolonza, distaccamento, soddisfazione, sollievo.
Cos'era l'anima? Cosa l'aveva spinta ad involarsi? Dov'era?

*Tloch* *Tloch*

La pozza lentamente aveva raggiunto il limite del tavolo e aveva cominciato a colare verso il pavimento in maniera

inesorabile, facendosi man mano più simile ad una cascata.
Ma lui non se ne preoccupò, sebbene questa gli stesse macchiando i pantaloni e gli anfibi.
La pozza era simile al dolore che aveva provato permesi: un lento dolore, costantemente in espansione.
Ora, davanti a quel tavolo, con i pantaloni ormai zuppi, non provava più nulla.
Un'unica e pervadente sensazione di leggerezza benefica, nulla di più.
Capendo che il suo tempo lì era ormai inutile, scostò la sedia dal tavolo e si alzò.
Incamminandosi verso la porta finestra, non si voltò. E se ne andò.

Alle sue spalle la pozza di sangue sotto il cadavere appeso continuò ad aumentare inesorabilmente.
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