L'Abbazia Sommersa
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 Leggende del Lazio

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Rahab Yanacae
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MessaggioTitolo: Leggende del Lazio   Leggende del Lazio Icon_minitimeMer Gen 30, 2008 8:08 pm

La Leggenda di Circe e Ulisse

Ecco, ed all'isola Eea giungemmo, ove Circe abitava, 135
Circe dai riccioli belli, la Diva possente canora,
ch'era sorella d'Eeta, signore di mente feroce.
Erano entrambi nati dal Sole che illumina il mondo:
fu madre loro Perse, di Perse fu Oceano padre.
Qui, su la spiaggia del mare, spingemmo in silenzio la nave, 140
dentro un sicuro porto: ché un Dio sopraggiunse a guidarci:
qui, dalla nave usciti, due giorni giacemmo e due notti:
ché ci rodeva il cuore stanchezza commista a cordoglio.
Quando la terza giornata, però, l'alba ricciola schiuse,
io, la zagaglia presa con me, preso il ferro affilato, 145
velocemente mossi dal legno, a scoprire d'intorno,
se mai tracce vedessi di campi, se udissi una voce.
E sopra un'alta asceso vedetta di rupi, ivi stetti;
ed ampie strade scorsi di là, vidi un fumo levarsi
dalla dimora di Circe, tra dense boscaglie e tra selve. 150
Subito ch'ebbi visto quel fumo con quelle faville,
prima l'idea mi venne d'andare, di chieder novelle;
ma, ripensandoci poi, mi parve che meglio sarebbe
ch'io prima andassi al legno veloce e a la riva del mare,
cibassi i miei compagni, li mandassi a chieder novelle. 155

Entro una valle, il palagio trovarono bello di Circe,
tutto di lucidi marmi, in mezzo a un'aprica pianura. 210
Tutto d'intorno, lupi movevano e alpestri leoni,
ch'essa tenea domati, perché li molceva con filtri;
né s'avventarono punto sugli uomini, e invece, levati
su piè, le lunghe code festosi agitavano tutti.
Come al padrone che torna da mensa costumano i cani 215
scodinzolare, ché sempre con sé porta qualche leccume:
così lupi ed unghiuti leoni d'intorno ai compagni
scodinzolavano; e quelli temevan, veggendo le fiere.
Stettero innanzi alla soglia di Circe dal fulgido crine.
E udir la bella voce di Circe che dentro cantava 220
ed una tela grande tesseva, immortale, siccome
l'opere son delle Dive, son fini eleganti fulgenti.
Primo a parlare prese Polite, signore di genti,
ch'era fra tutti i compagni l'esimio, il più caro al mio cuore:
"Compagni miei, c'è una lì dentro che tesse una tela 225
e dolcemente canta, che tutta n'echeggia la casa,
non so se donna o diva: su, diamole presto una voce".
Subito Circe aperse le fulgide porte, uscì fuori,
e l'invitò. Tutti quanti le tennero incauti dietro:
solo Euriloco fuori restò, che temea qualche inganno. 230
Circe, condottili dentro, su seggi e su troni li assise,
cacio per essi intrise con miele dorato e farina,
con vin di fiamma; e filtri maligni mescé nell'intriso,
ché della terra nativa ricordo nei cuori non restasse.
Ora, poi che Circe ebbe offerto, quegli altri ingoiato l'intriso, 235
li colpì con una verga, li rinchiuse dentro il porcile;
e già di porci avevano le setole, muso, grugnito,
tutto l'aspetto: soltanto la mente era quella di prima.
Furon così rinchiusi, che urlavan, piangevano; e Circe
ghiande per cibo ad essi gittò, corniole, lecciole, 240
tutte vivande dei porci, che sempre grufano a terra.
Quindi, per mezzo alle selve dell'isola, Ermete all'Olimpo 305
fece ritorno; ed io mi volsi alla casa di Circe;
e m'ondeggiava in vario tumulto, appressandomi, il cuore.
Dalla ricciuta Dea ristetti alla soglia. E qui, fermo,
un grido alto levai. Udì la mia voce la Diva,
subito fuori uscì, le lucide porte dischiuse, 310
e mi chiamò: col cruccio nel cuore, tenni dietro ai suoi passi.
Essa in un trono mi fece sedere, dai chiovi d'argento,
istoriato, ricco; né ai piedi mancò lo sgabello.
Quindi in un vaso d'oro mi pose un intriso, da berlo;
e, macchinando il mio male, l'aveva d'un farmaco infuso. 315
Or, poi che l'ebbi bevuto, ma nulla era stato l'incanto,
su me batté la verga, volgendomi queste parole:
"Va' nel porcile, sdraiati adesso con gli altri compagni!"
Disse. Ma io, sguainata dal fianco l'aguzza mia spada,
sopra di lei m'avventai, sì che volessi sgozzarla. 320
Essa, con un grande urlo, s'abbassò, mi strinse i ginocchi,
e, singhiozzando, queste parole veloci mi disse:
"Chi sei tu mai? Di dove? I tuoi genitori chi sono?
La tua città? Stupore mi prende che tu quell'intriso
hai tracannato, e schivato l'incanto. Nessuno dei mortali 325
che trangugiato l'avesse, poté mai sottrarsi a quel filtro.
Certo lo scaltro Ulisse devi essere tu…
Prima l'anima giunse d'Elpenore, il nostro compagno…
Piansi, vedendolo qui, pietà ne sentii nel mio cuore: 55
e a lui così mi volsi, dicendogli alate parole:
"Come sei giunto, Elpenore, in questa caligine fosca?
Prima tu a piedi sei giunto, che io sopra il negro naviglio".
Così gli dissi; ed egli, piangendo, così mi rispose:
"Ulisse, o di Laerte divino scaltrissimo figlio, 60
tristo un demone m'ha rovinato, e la forza del vino.
Addormentato m'ero in casa di Circe e sul punto
Di venir via, scordai da qual parte scendeva la scala:
mossi dal lato opposto, piombai già dal tetto, ed il collo
mi si stroncò nelle vertebre, e scese lo spirito all'Ade. 65
Ora, per i tuoi cari, che sono lontani, ti prego
per la tua sposa, pel padre, che t'ha nutricato piccino,
e per Telemaco, solo lasciato da te nella reggia,
giacché so che, partendo di qui, dalle case d'Averno,
dirigerai di nuovo la prora per l'isola Eea. 70
Quivi ti prego che tu di me ti ricordi, o signore,
sì che, partendo, senza sepolcro non m'abbia a lasciare,
senza compianto…

Libro Dodicesimo

… dove son le contrade e le case
d'Aurora che al mattino si leva, donde anche il sol sorge… 55
dei miei compagni alcuni di Circe alla casa inviai,
che riportassero il corpo d'Elpenore spento. E, recisi
subito tronchi, dove più in mare sporgeva la spiaggia,
lo seppellimmo accorati, pingendo lacrime amare.
Ora poi che il morto e l'armi del morto qui furon bruciati, 60
gli costruimmo un tumulo, sopra innalzammo una stele,
e configgemmo, in vetta del tumulo, un agile remo.
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MessaggioTitolo: Re: Leggende del Lazio   Leggende del Lazio Icon_minitimeMer Gen 30, 2008 8:29 pm

I templari del CIrceo

San Felice Circeo (LT) annovera, tra le sue numerose presenze storiche anche i Cavalieri Templari.

Leggende del Lazio Medio310

Ordine militare cavalleresco fondato nell'anno 1118 circa, (comunque successivamente alla prima crociata) da un nobile cavaliere della Champagne, Hugues de Payns (o Payens) assieme ad altri otto nobili francesi, al fine di proteggere i pellegrini che si recavano in Terrasanta.

Inizialmente i Cavalieri Templari assunsero la denominazione di "poveri cavalieri del cristo" adottando come simbolo o "sigillo" un medaglione con raffigurati sul recto, due cavalieri che sormontano lo stesso cavallo recante la dicitura latina "sigillum militum xpisti" ovvero sigillo dei cavalieri di Cristo, mentre sul verso vi era raffigurato il Santo Sepolcro (o, come altri affermano, il Tempio di Salomone). Molto è stato scritto e tanto dibattuto sul significato reale o esoterico di tale sigillo, ma non è questa la sede per approfondire l'argomento, in quanto questo scritto vuole essere un rapido escursus e non un trattato specialistico.



La denominazione "Templare" o più precisamente "Ordo Militiae Templi" venne adottata a seguito dell'acquartieramento dei cavalieri presso la moschea di Al-Aqsà, che si supponeva sorgesse sulle rovine dell'antico tempio di Salomone in Gerusalemme.

L'Ordine militare divenne in seguito anche monastico, e ad accostare due status così distanti tra loro, ossia quello di frate con quello di militare, ci pensò San Bernardo di Chiaravalle con il celebre testo "De laude novae militiae" elogio alla nuova milizia (testo discusso ed attribuito ad altri), i templari saranno comunque riconosciuti come Ordine monastico-militare presso il concilio ecclesiastico di Troyes, sotto il pontificato di Onorio II (1129 circa), successivamente papa Eugenio III (1147 circa) conferirà loro, come unifome distintiva dagli altri Ordini monastico-militari, il mantello bianco recante una croce rossa patente (quella in cui i bracci si allargano all'estremità, verso i bordi dello scudo).


Il Giglio, i Templari e la Massoneria

Leggende del Lazio Medio110

La tematica classica,in ambienti esoterici, è spesso vaga nello spiegare i rapporti tra Chiesa e Monarchia, ossia tra i due poteri complementari e contrastanti, il primo rappresentante lo spirito il secondo la materia, azzarderò ancor più definendoli, per gli appassionati della new age, ying e yang.

Il potere ecclesiale rappresentato universalmente dal simbolo della croce ed il potere monastico-ereditario rappresentato dal giglio simbolo della monarchia francese. In questo contesto si trovano frammezzati i Templari, ossia la realizzazione dei due poteri racchiusi in uno, cavalieri e monaci scomodi,quindi, sia agli uni che agli altri, potendo esercitare la loro influenza sulle masse in maniera completa. Analizzando quanto sopra, e facile capire perché ancora oggi fioriscano pseudo Templari o sette ad essi facenti riferimento, non di meno, sono intuibili gli intenti di frange massoniche che facendo tesoro dell'esperienza templare, si insinuano silenziosamente nei gangli vitali dei poteri forti dove possono facilmente tirare i fili per governare subdolamente.

Non è provato assolutamente (checché ne dicano gli interessati) che la massoneria sia una diretta discendenza dei Templari, (si dice che la massoneria nacque da Templari sopravvissuti alla strage ordita dal re di Francia, Filippo il bello, e il Papa, per vendicare i loro confratelli massacrati) ma le congetture rimarranno tali fin quando non vi saranno fondamenti storici. Bisogna comunque dire, per onor di cronaca... esoterica, che le affinità (casuali o no) tra massoni e Templari sono veramente molte.

Innanzitutto chi sono i massoni e cosa si propongono: le notizie sono frammentate, ma di sicuro si sa che i massoni richiamano la memoria del primo grande architetto, un egiziano di nome "Hiram"al quale fu dato l'incarico di costruire il tempio di Salomone (quello ove alloggiarono i Templari), nascono come associazione di mutua assistenza, quella della libera muratoria, nobile arte di squadrare la pietra grezza e farne opere grandiose come le cattedrali, paragone esoterico con l'uomo comune il quale, simile a pietra grezza, una volta assurta la conoscenza possa ascendere alla grandezza del tempio che è racchiuso in ognuno, riscoprendo, infine, che l'architetto dell'universo è Dio che impugna squadra e compasso e che osserva l'uomo, con il suo occhio, dall'interno di un triangolo simbolo di perfezione.


Nella simbologia massonica sono spesso presenti elementi di origine ebraica o egiziana, come ad esempio la menorah, il candelabro sacro a sette bracci (sette è uno dei numeri esoterici templari, sette i voti, sette gli scalini per ascendere al tempio di salomone, insieme al numero otto che rappresenta il paradiso per gli islamici, al nove i fondatori dell'Ordine etc.), la stella di Davide (sigillo di Salomone) o le piramidi (una curiosità, se vi capita, guardate il retro di un dollaro USA...). Una simbologia che richiama elementi sacro-religiosi, senza per altro dimenticare che la religione cattolica ha una diretta discendenza da quella ebraica (Cristo era ebreo, anche se dagli ebrei non è mai stato riconosciuto come figlio di Dio).

Un elemento sconcertante si evince dagli interrogatori effettuati, dagli aguzzini del re di Francia, sui templari arrestati che dichiararono, da più parti, che nella cerimonia di iniziazione si chiedeva agli aspiranti di sputare sulla croce e di rinnegare il Cristo, basandosi sulla affermazione che fosse un volgare impostore; se questo corrispondesse al vero, le affinità con altre religioni sarebbero fin troppo evidenti (per onor di giustizia, bisogna dire che le confessioni vennero strappate a mezzo di torture). Detto questo, si apre un nuovo scenario "LA COSPIRAZIONE MONDIALE SEGRETA E I GOVERNI OCCULTI", ma questo è tutto un'altro argomento.

Leggende del Lazio Medio111

Perchè i Templari in Italia?

Come è ben noto, i cavalieri Templari divennero degli abili "banchieri" con le loro lettere di credito, difatto, i pellegrini potevano viaggiare con poco denaro indosso utilizzando la lettera di credito che ha precorso la nostra "carta di credito".

Il sistema era semplice: ai pellegrini che versavano nelle casse dei templari una somma o comunque dei valori, veniva rilasciata una pergamena in controvalore, contrassegnata con un sigillo templare. Una volta terminato il viaggio, il creditore si presentava presso una "casa Templare" per riscuotere il denaro precedentemente versato, in questo modo se si veniva assaliti da banditi durante il viaggio non si doveva temere di essere depredati di tutti gli averi.

Inoltre i cavalieri templari divennero ricchi possidenti a seguito delle donazioni da parte dei pellegrini a loro grati o di quelle dei nuovi adepti all'Ordine, che finivano tutti in una cassa comune, inoltre nell'anno 1139 papa Innocenzo II pubblica la bolla "Omne datum optimum" che sanciva per l'Ordine (tra gli altri privilegi) l'esenzione dalle decime, ossia si autorizzavano i cavalieri a non pagare tasse al clero secolare.

I templari divennero proprietari di una imponentre flotta navale (recenti teorie affermano che i Templari abbiano raggiunto l'America) dedita al trasporto di merci e di pellegrini, questi ultimi preferivano viaggiare sulle navi templari in quanto non di rado avveniva che i pellegrini che si imbarcavano su navi di armatori con pochi scrupoli, venivano poi venduti come schiavi ai saraceni.

Il motivo principale della presenza dei cavalieri templari in Italia, forse è da ricercarsi nella necessità di occupare territori e porti necessari al traffico di merci e pellegrini dall'Italia verso la Terrasanta, (da notare la presenza di case Templari anche in Portogallo, ricco di porti per l'imbarco verso la Terrasanta) non di secondaria importanza è la presenza del papato in Roma, resta comunque il fatto che la maggior concentrazione di "case Templari" si trovava in Francia.

L'apparizione dei primi Templari in Italia e da ricercarsi intorno all'anno1130, la loro presenza finì per estendersi nelle principali città italiane: Messina, Milano, Roma, Bologna, Brindisi, Bari, Venezia, Genova, Pisa, Civitavecchia etc. Saranno presenti comunque in maniera maggiore (Toscana) o minore in quasi tutte le Regioni Italiane.

Il tesoro dei Templari

Come già detto, i Templari divennero ben presto una potenza economica, e il denaro, si sà fa gola, ne fece soprattutto al re di Francia Filippo IV detto il bello, che vistosi in notevoli difficoltà economiche fece richiesta di denaro ai Templari che, non senza indugio, glielo prestarono, e qui commisero il più grosso errore che potessero fare.

Il già nominato re non aveva infatti nessunissima intenzione di restituire il denaro, visto che comunque non avrebbe saputo come raccogliere la somma, ordì allora, una infame congiura. D’accordo con il sottomesso Papa Clemente V, fece arrestare i Templari con diverse accuse, il tutto al preciso scopo, non solo di non rendere il dovuto, ma anche di mettere le mani sui restanti averi dei Templari.

Alcuni storici parlano di un rinnovato benessere nel regno di Filippo, subito dopo la scomparsa dei monaci, altri invece sostengono che il re si ritrovò con ben pochi profitti, in quanto nelle casse templari non furono trovati che pochi spiccioli. Eppure gli averi di questi cavalieri dovevano essere enormi a quanto si diceva, si pensi che il porto di la Rochelle, si suppone sia stato impiegato dai Templari per raggiungere le Americhe al fine di sfruttare ricchi giacimenti di argento (all'epoca in Europa ne circolava poco) conosciuti dai marinai Templari discendenti dai Normanni o dai Bretoni che come ben sappiamo erano grandi navigatori.

E inoltre tutti i proventi delle donazioni, i possedimenti terrieri, la flotta navale, gli interessi maturati? Dunque che fine ha fatto questo tesoro? La storia non ha ancora risolto questo rebus, forse i Templari sentito odor bruciato (consentitemi l'allusione) nascosero i loro averi in qualche luogo, o forse per mezzo della loro flotta li trasportarono altrove al sicuro, sta di fatto che ancora nessuno lo ha trovato. Una teoria afferma che le profezie di Nostradamus siano una specie di codice segreto dei Templari tramandatosi di generazione in generazione, eccone un passo:

Sotto la quercia guien, dal cielo colpito,
Non lontano di là è nascosto il tesoro
Che per lunghi secoli era stato ammucchiato (Nostradamus X, Cool

E se parte di questo tesoro fosse nascosto a San Felice Circeo.....?

Templari alla Rocca Circea

La storia dei Templari al Circeo è molto fumosa e frammentata, si pensi che dall'anno 1230 circa (anno del loro presunto insediamento) al 1259 (anno in cui i Templari permutarono il territorio) vi è un buco storico.

Come mai questa mancanza di documenti? che cosa viene tenuto nascosto in questo periodo e perchè? A queste domande si potrà rispondere soltanto avendo accesso agli archivi vaticani. Sembra che i Cavalieri Templari si siano insediati alla Rocca Circea (già dipendente dalla precettoria di Santa Maria dell'Aventino in Roma) nell'anno 1230 circa a seguito di un ordine di papa Gregorio IX.

Il papa temeva una invasione dello Stato della Chiesa, proveniente dal meridione d'Italia da parte dell'Imperatore Federico II (scomunicato dal papa). Se ne deduce che i Templari non vi arrivarono per volontà propria. Oltre alla rocca, occuparono una zona del lago di Paola ove era presente una piccola chiesa (di cui si ha notizia già nel 594 circa) dedicata al culto di Santa Maria della Sorresca (tuttora esistenti sia la chiesa che il culto).

Tale postazione superbamente strategica da un punto di vista militare - marittimo, si suppone servisse a controllare sbarchi indesiderati sulla costa del lago allora comunicante con il mare. Probabilmente la torre (ora campanile) attigua alla chiesetta fu eretta dai templari per segnalazioni o per migliorare la visuale di avvistamento. Ma la teoria militare ha parecchi punti deboli e non regge, in quanto per avere un ottimo punto di avvistamento bastava costruire una torre sul promontorio all'altezza della zona denominata "le crocette" o meglio ancora sul picco di Circe (541 mt) ben visibile da ogni dove.

Inoltre un così piccolo avamposto mal fortificato non avrebbe potuto nulla contro uno sbarco nemico massiccio. Era forse un punto di attracco sicuro (e nascosto) per il naviglio templare atto a rifornire via mare, oltre che via terra la Rocca Circea? E' una ipotesi più che plausibile. Tornando al paese, appena attraversata la antica porta di accesso,(ora allargata per far spazio alle automobili) possiamo notare la superba torre dei templari sede del museo storico dell'uomo di neandertal, curato fino a poco tempo fa dal compianto Prof. Marcello Zei al quale San Felice Circeo deve molto.

Tale torre sembra sia stata fatta ristrutturare da tale frate templare Raimondo su ordine del già nominato papa Gregorio IX. A seguito di recenti lavori di restauro ai locali alla base della torre, si possono notare scalini che scendono nel sottosuolo. I lavori sono stati interrotti, forse per motivi di sicurezza o per mancanza di fondi. E' da sottolineare il fatto che tutti, i "vecchi San Feliciani", parlano di cunicoli sotterranei comunicanti, presenti sotto tutta la base del paese, esplorati solo da pochi fortunati e rivelati a pochissimi eletti, forse per timore di prese di posizione da parte delle Belle Arti.

A cosa servivano tali cunicoli? chi li aveva costruiti, i templari forse? o è solo un'altra leggenda? Oltre alla torre ed attigua ad essa si trovano i locali del cosiddetto "convento" ormai rimaneggiati ad uso abitativo a seguito del turismo d'oro e selvaggio degli anni passati. Quello dei Templari a San Felice Circeo resta un mistero: rimasero in tale paese per circa venti anni, fecero qualche opera di fortificazione militare un convento e poi andarono via, permutando la Rocca Circea e la tenuta con la chiesetta di Santa Maria della sorresca in cambio la tenuta di Tor Pagnotta nei pressi di Roma nell'anno 1259, dal Vice Cancelliere della Chiesa Giordano Pironti.

Tutto questo potrebbe sposare la teoria dell'aglomerazione del territorio, infatti i Templari non amavano avere possedimenti a "macchia di leopardo" ma preferivano averli attigui, e poi Tor Pagnotta era più vicina a Roma. Comunque in questo puzzle mancano troppi tasselli, secondo me i Templari vollero liberarsi al più presto della Rocca Circea, non dimentichiamoci che all'epoca le paludi lambivano il paese che non era per nulla ospitale, e che loro essendo esperti bonificatori nulla fecero per migliorare la situazione.

Potrebbe sorgere il dubbio che i Templari fossero stati inviati (in quanto la Rocca si trovava sotto la loro giurisdizione) come forza di controllo o di repressione, verso gli affamati e bellicosi abitanti, forse dediti al brigantaggio, della Rocca Circea ormai in decadenza e magari fuori dal controllo dalla sfera di potere del papa. Sfido io che abbiano voluto lavarsene le mani e che abbiano barattato il tutto al più presto. E' una ipotesi, ma forse non troppo. Forse vi sono misfatti che è meglio tenere nascosti. Venti anni di storia non svaniscono nel nulla.

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MessaggioTitolo: Re: Leggende del Lazio   Leggende del Lazio Icon_minitimeMer Gen 30, 2008 8:48 pm

Le città cosmiche del Lazio

Una tesi simile, quella di una possibile Atlantide (o pre-Atlantide...) mediterranea, e' stata sostenuta con vigore ed energia diversi decenni fa pure da una romantica e anticonformista figura di studioso solitario e indipendente, Evelino Leonardi, uno dei precursori di quella che oggi e' definita "archeologia mysteriosa": e' lui infatti l'autore di uno dei primi saggi usciti in Italia su quest'argomento, "Le origini dell'uomo", un testo fondamentale anche se oggi quasi introvabile in quanto fu edito nel 1937 a Milano dalle Edizioni Corbaccio e da allora non e' stato più ristampato.
La tesi principale del Leonardi, un medico che negli anni Trenta visse per alcuni anni a San Felice Circeo, si può riassumere nella teoria di un' "Atlantide Tirrenica" di cui avrebbero fatto parte, tra l'altro, il monte Circeo, Gaeta, le Isole Pontine, ma che si sarebbe estesa fino alla Toscana Settentrionale (proprio come scrisse Platone...), ipotesi poi ripresa, per lo meno in parte, alla fine degli anni Sessanta da Pier Paolo Cavallin nel suo saggio "L'Atlantide fu la Tirrenide" (anche se noi, a essere sinceri, pensiamo invece che, appunto come scrisse Platone, fu la Tirrenide a essere una parte di Atlantide e non viceversa...).
Negli anni Trenta Evelino Leonardi aveva anche, secondo alcune fonti dell'epoca che siamo riusciti faticosamente a rintracciare, allestito una specie di museo nel villino Blanc con dei "petrefatti", massi di varie dimensioni composti, secondo il solitario ricercatore, da materia vivente pietrificatasi in tempi assai remoti attraverso un processo sconosciuto. Questa importante e preziosissima collezione, lasciata poi in eredita allo Stato italiano, secondo un articolo di Tommaso Lanzuisi pubblicato su "Lazio Ieri ed Oggi", giaceva ancora nei primi anni Ottanta dentro enormi cassoni negli scantinati del Museo delle Terme di Roma, perché nessuno aveva voluto fino a quel momento assumersi la responsabilità ne' di disfarsene ne' di esporla al pubblico, in quanto quella raccolta di reperti apparentemente smentiva in modo inequivocabile tutte le teorie storiche "ufficiali" sulla storia (e soprattutto sulla preistoria...) del nostro paese.
Malgrado il grande lavoro di ricerca da lui svolto, come spesso capita ai pionieri troppo in anticipo sui tempi, Evelino Leonardi e' pero' morto da solo e quando ormai era stato quasi dimenticato da tutti. Le sue audaci teorie pero' non sono rimaste abbandonate: noi ve le abbiamo riproposte in parte attraverso gli articoli di Ettore Cipollato, così come anche Mario Pincherle e Luigi Finetti si sono ricordati di lui nel prologo del loro volume "Atlantide mistero svelato", nel quale hanno scritto: "Così mori' Evelino Leonardi, colui che per primo in Italia aveva dedicato la vita allo studio di un'antica e favolosa civiltà e ricercata quella terra felice che portava il nome di Saturnia Tellus ma anche di Atlantide. I suoi tempi, pero', non erano ancora maturi per dare realtà al suo sogno."
La "Pentapoli Saturnia" e la costellazione dei Gemelli

Di recente, gli studi e le teorie di Evelino Leonardi sono state pero' riesaminate, approfondite e riformulate da Giorgio Copiz, un funzionario dell'Amministrazione Provinciale di Frosinone, che all'inizio degli anni Ottanta era uno dei responsabili dell'Ufficio Cultura, Sport e Turismo: per lui tutto comincio' quando dai superiori gli venne affidato l'incarico di provvedere alla realizzazione di una carta archeologica di quella parte meridionale del Lazio nota come Ciociaria.
Nel predisporre la bozza di quella carta Copiz si avvide infatti che le localita' della Ciociaria che la tradizione considera fondate da Saturno (la cosiddetta "Pentapoli Saturnia"), rappresentavano sul territorio uno schema identico alla linea centrale della costellazione dei Gemelli (o dei "Gemini").Ma non solo
Tutte le stelle di quella costellazione avevano infatti pure una perfetta corrispondenza con i luoghi del Basso Lazio in cui erano presenti resti di mura ciclopiche o megalitiche.
Un esempio? Eccolo: Trevi, giusto per citare una citta', si trova disposta sul suolo del Lazio esattamente in corrispondenza della posizione che ha nel cielo la stella di prima grandezza Castore. E li' vicino c'e' un'altra antica cittadina, Anagni, la cui posizione riflette perfettamente sulla Terra quella di un altro astro, Polluce. Un caso?

Leggende del Lazio Cosmic10

Poteva esserlo; solo che, continuando a studiare la posizione che avevano le altre citta' del Lazio rispetto alla disposizione delle stelle nel cielo, Copiz si rese conto che c'erano molte, troppe altre corrispondenze perché' si potesse semplicemente parlare di una fortuita combinazione. Estendendo questo tipo di analisi cielo/terra a tutto il Lazio meridionale, Copiz e' riuscito allora a individuare in breve, seguendo lo stesso metodo, gli schemi di numerose altre costellazioni con un'approssimazione mai inferiore all'ottanta per cento.
Ha scoperto insomma, che le piu' antiche citta' del Basso Lazio sono state costruite dai loro remotissimi e ignoti fondatori in maniera da ripetere sulla nostra Terra la disposizione che hanno nel cielo le stelle di numerose costellazioni. In altre parole, cosi' come, stando alle asserzioni di Robert Bauval, le tre piramidi di Giza in Egitto ripetono sul suolo la disposizione cha hanno nel cielo le tre stelle principali della Cintura di Orione, allo stesso modo molte delle cittadine piu' antiche del Lazio sono state disposte in maniera da riprodurre la collocazione che hanno le stelle di alcune importanti costellazioni.
Il che, ovviamente, significa probabilmente che la civilta' segreta che stava dietro alla costruzioni delle piramidi di Giza sarebbe la stessa che ha condotto anche alla fondazione delle piu' antiche "civitas" del nostro Lazio!

12000 anni fa, una cometa?

Stabilire esattamente quando questo possa essere avvenuto, naturalmente, oggi e' estremamente difficile. Per esempio, sempre nel recente e ottimo libro "Atlantide, una controversia scientifica da Colombo a Darwin", nel capitolo "L'Atlantide vista dall'Italia" il ricercatore universitario Marco Ciardi fa capire che cio' e' successo con notevole probabilità in epoche che possono aver preceduto o al massimo seguito di poco il momento del Diluvio Universale. Scrive infatti:
"Secondo la cronologia ufficiale, il diluvio (di Ogige) si era verificato intorno al 1800 a.C., datazione alla quale si era attenuto anche Buffon. In realtà, un attento esame delle fonti storiche sembrava ricondurre quell'avvenimento a un'epoca ben anteriore. Sembrava probabile, infatti, che il diluvio greco di Ogige fosse avvenuto ai tempi di 'Foroneo, figliuolo d'Inaco primo', ovvero 'circa 4000 anni prima della nostra era volgare'. In questo caso tale evento sarebbe coinciso con l'eta' di Ercole egizio, successore di Atlante, al quale gli antichi avevano attribuito l'apertura dello Stretto di Gibilterra. La distinzione fra 'Ercole egizio e quello greco, gia' stabilita da Erodoto, risultava determinante nel ragionamento di Carli; essa si fondava, in particolare, sulla testimonianza di Diodoro Siculo:
Ad esempio era nativo dell'Egitto anche Eracle, eroe fortissimo, che visito' larga parte del mondo abitato e innalzo' le sue colonne ai confini della Libia; e conferma di questa cercano di ricavare gli stessi Greci. Dicono infatti che, essendo opinione generale che Eracle abbia combattuto al fianco degli dei olimpici la guerra contro i Giganti, non si accordi assolutamente con la storia della Terra l'ipotesi che essa abbia generato i Giganti nell'eta' in cui secondo i Greci Eracle sarebbe venuto al mondo, vale a dire una generazione prima della guerra di Troia; piuttosto, sostengono gli Egiziani, la nascita dei Giganti deve essere avvenuta ai tempi della prima comparsa del genere umano; e da allora essi calcolano che siano trascorsi piu' di diecimila anni, mentre dalla guerra di Troia sono passati meno di milleduecento anni.
"Carli aveva gia' specificato come queste cifre non andassero seguite alla lettera. In realta', per calcolare il periodo esatto che separava la nascita dell'Ercole egizio da quello greco risultava necessario calcolare 'gli anni di mesi quattro l'una, il che avrebbe prodotto il risultato di 'anni 3.333'.Infatti, come riferiva Diodoro, per gli Egizi un anno era composto da quattro mesi in cui si dividevano le singole stagioni dell'anno solare. Dal momento che le imprese dell'Ercole greco andavano collocate intorno al 1360 a.C., l'Ercole egizio doveva essere vissuto all'incirca 4690 anni prima di Cristo. Ma quale causa aveva scatenato il diluvio di Ogige? Numerose tradizioni, prima fra tutte quelle provenienti dall'Egitto riportate da Diodoro, facevano pensare alla possibilita' che in un passato abbastanza remoto si fosse verificata una catastrofe generata da una cometa:
Questo è il racconto: Osiride, che regnava sull’Egitto in modo legittimo, fu ucciso dal fratello Tifone, personaggio violento ed empio; questi, diviso il cadavere dell’ucciso in ventisei pezzi, ne diede uno a ciascun complice del delitto, perché voleva che tutti fossero contaminati dall’infamia e riteneva che in tal modo avrebbe trovato in essi alleati sicuri nella difesa del regno. Raccontano però che Iside, sorella e moglie di Osiride, abbia vendicato l’uccisione con l’aiuto del figlio Horus e sia diventata regina dell’Egitto, dopo aver eliminato Tifone e i suoi complici.
“Dietro questa leggenda, secondo Carli, si nascondeva il ricordo di un grande cataclisma naturale. Infatti, ‘per testimonianza di tutta l’antichità, Osiride rappresentava il sole e Iside la luna’. Chi poteva dunque essere ‘quel Tifone che a’ tempi d’Ercole cagionò tanta desolazione e tanta rovina?’ Molte testimonianze facevano pensare ad una cometa. Fra queste spiccava quella di Plinio:
Fra le comete, alcune si spostano come pianeti, altre rimangono immobili; quasi tutte si trovano nella zona settentrionale del cielo, in una posizione non fissa, ma per lo più nella fascia bianca che ha ricevuto il nome cli Via Lattea. Aristotele riferisce che se ne vedono anche più d’una allo stesso tempo, cosa che nessun altro ha verificato, almeno a mia conoscenza; inoltre, che esse sono indizio premonitore di venti forti e di calura. Compaiono anche nei mesi invernali e nel cielo australe, ma, in quel caso, sono prive di qualsiasi coda. Una, tremenda, fu sperimentata dai popoli d’Etiopia e d’Egitto, e le diede il suo nome Tifone, re di quei tempi: aveva un aspetto infuocato ed era ritorta a forma di spirale, truce già a vedersi, più un nodo di fiamme, per così dire, che una stella.
“La data di quest’avvenimento sembrava coincidere con l’età dell’Ercole egizio, sempre riferendosi a Diodoro: ‘Tradizionalmente si calcola un intervallo di oltre diecimila anni dal tempo di Osiride e Iside al regno di Alessandro, fondatore in Egitto della città che porta il suo nome."
Da tutto questo, dunque, si può dedurre che forse l’incontro della Terra con la cometa e il conseguente diluvio avvennero intorno a 12.000 anni fa, più o meno tra il 9.000 e il 10.000 avanti Cristo: è a quella data che risalgono quindi anche le rovine megalitiche del Lazio e la fondazione di un gruppo di città tese a ricreare, con la loro collocazione, la disposizione nel cielo delle stelle di alcune costellazioni?
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MessaggioTitolo: Re: Leggende del Lazio   Leggende del Lazio Icon_minitimeMer Gen 30, 2008 9:05 pm

Il basso Lazio, dono di Atlantide?

Non è dunque necessario andare sulle Ande in Sud America o tra le sabbie dell'Egitto per cercare le prove dell'esistenza in un remoto passato di una civiltà perduta; e anche Stonehenge può aspettare. Se volete infatti scoprire le tracce di un'ignota civiltà megalitica, basta infatti fare appena pochi chilometri oltre Roma, sino alla Ciociaria o al Circeo, e lì infatti potrete vedere e perfino toccare con mano tutti i luoghi del mystero che più mysteriosi di così davvero non potrebbero essere! Atlantide,. .Tirrenide.. .un antico continente perduto di cui il Circeo sarebbe l'ultimo resto ancora al di sopra delle acque...

Le rovine di tutto questo sarebbe ancora lì, in quella zona del Basso Lazio. E così, per approfondire ulteriormente quest'affascinante mystero, come abbiamo già detto prima, qualche mese fa siamo andati anche a parlare di persona con Giorgio Copiz, per parlare direttamente con lui alfine di saperne di più su quello straordinario progetto di pianificazione del territorio su modello stellare attuato qui nel Lazio da popoli sconosciuti in un era remotissima, un progetto comprovato anche dal posizionamento delle numerose "mura ciclopiche" e che rassomiglia davvero molto a quello effettuato in Egitto (e svelato per la prima volta nel 1994 da Robert Bauval e Adrian Gilbert nel loro libro "Il mistero di Orione") con la corrispondenza tra le tre piramidi e le stelle principali della Cintura di Orione.

E allora, incontrando Copiz, come prima cosa gli abbiamo chiesto proprio quali rapporti esistono secondo lui tra le sue teorie e quelle avanzate nel "Mystero di Orione" da Bauval & Gilbert. Questa è stata la sua risposta: "In entrambi i casi direi che ci troviamo di fronte a delle pure constatazioni che non a delle semplici teorie. Infatti, e in modo assolutamente inequivocabile, sia le località 'saturnie' del Basso Lazio e delle località circonvicine, sia le piramidi della Piana di Giza in Egitto sono state tutte ubicate in base agli schemi di alcune costellazioni. E' indubbio infatti che questo sia avvenuto. Ma io, nelle mie numerose pubblicazioni, mi astengo comunque sempre e volutamente dall'esporre una qualche teoria sul perché, sul come e sul quando ciò si sia verificato. Riporto, invece, alcune osservazioni di certi studiosi che, pur non avendo constatato personalmente delle pianificazioni territoriali su modello stellare, avevano tuttavia intuito tale eventualità cercando anche di interpretarne le possibili motivazioni.

"Questa mia scoperta risale a circa quindici anni fa (ed è quindi ben anteriore alle osservazioni archeoastronomiche di Bauval e Gilbert) e già all'epoca suscitò parecchia attenzione sui quotidiani e sulla stampa locale della zona di Latina e di Frosinone: un interesse che portò poi l'Amministrazione Provinciale di Frosinone nel 1988 a finanziarmi una ricerca più articolata che mi ha quindi permesso di documentare adeguatamente quanto avevo inizialmente rilevato.

"Da allora ho continuato a occuparmi dell'argomento e ho accolto con piacere l'uscita del libro di Gilbert &Bauval che ha riscontrato nella posizione delle piramidi d'Egitto lo stesso allineamento edifici/costellazioni che io avevo già rilevato qui nel Lazio. "Ma perché gli antichi crearono quest'equivalenza tra le loro città, i templi, le piramidi e gli astri? Ecco, onestamente, malgrado questi miei sedici anni ininterrotti di ricerche e di attenta analisi di migliaia di pubblicazioni di ogni genere, io non credo ancora di essere in grado di proporre una teoria che ci permetta di individuare chi, e quando, abbia deciso, programmato e attuato questa 'pianificazione'.

"Al momento posso dire soltanto che, con molta probabilità, diverse migliaia di anni fa si è sviluppata una specie di 'religione' stellare le cui tracce sono rintracciabili fino al dodicesimo secolo, come pare pressoché certo osservando la pianta della disposizione di alcune delle più famose cattedrali gotiche francesi, tipo quella di Chartres. "Si trattava quasi certamente di un culto sorto forse come conseguenza di una non più corretta interpretazione di antichissime conoscenze (che non mi sbilancio a definire 'scientifiche' nel senso moderno della parola), le quali, in qualche modo, furono patrimonio, se non di tutta, almeno di una parte della più remota umanità. "Troppi indizi infatti, almeno a mio parere, confermano che in un'epoca remota, a cavallo della fine dell'ultima glaciazione, si sia manifestata una civiltà assai avanzata. "Alcuni ritengono che si sia sviluppata in seguito a contatti con esseri intelligenti di provenienza extraterrestre, altri che sia stata dovuta a un'evoluzione locale, provocata da una serie di coincidenze, in notevole anticipo sul resto del pianeta.

"Una civiltà la cui esistenza è stata tramandata da numerosi miti e leggende e, soprattutto, dal racconto che ci ha trasmesso il filosofo greco Platone su Atlantide. "E' difficile propendere per l'una o l'altra ipotesi, anche perché ci vuole un certo coraggio ad essere considerati degli esaltati e dei visionari. "Certo, questo rischio esiste e alcuni autori dotati di eccessiva fantasia, talvolta pure in malafede, hanno contribuito a screditare le ipotesi non convenzionali. "Ma se è ingenuo credere in maniera acritica, è certamente poco scientifico non voler indagare, per principio, su quel che non trova spiegazione secondo le ipotesi convenzionali. "I progressi, in qualsiasi disciplina scientifica, si sono avuti ogni qualvolta è stato messo in discussione ciò che era considerato un 'dogma' e per questo difeso a spada tratta dagli 'accademici' di ogni epoca."

Le costellazioni del Lazio

A questo punto rivolgiamo una nuova domanda a Copiz: quali costellazioni, secondo le sue constatazioni, sarebbero riprodotte nell'area geografica oggetto della sua analisi, ovvero nel Basso Lazio. E poi gli domandiamo pure se, a suo parere, per avere degli 'allineamenti' con un grado così ridotto di approssimazione o di errore non sarebbe, forse, stata necessaria una visione aerea globale del territorio?

In altre parole, quegli sconosciuti ma civili popoli antichi non sarebbero stati forse in grado di… volare? Ed ecco quello che ci ha risposto Giorgio Copiz: "Innanzitutto, secondo le mie scoperte le acropoli di queste arcaiche città del Lazio sono ubicate secondo schemi che riproducono alcune costellazioni stellari che si richiamano al mito di Ercole (un nome che in celtico significa 'cerchio di pietre': singolare combinazione, no?)." Poi Copiz ci ha rivelato: "Le costellazioni terrestri da me rilevate trovano nei centri di Segni, Norba, Alatri e Trevi nel Lazio, Ferentino, Veroli, Civita d'Antino, Angizia, Sora, Bovile, Ernica, Rocca d'Arce, Arpino, Montecassino, Castro dei Volsci, Fondi, Terracina, Formia, Gaeta, Roccamonfina, San Felice Circeo e Sezze una perfetta corrispondenza con le costellazioni di Leo Minor, Leo Maior, Gemini, Aquila, Hydra, Ercole e Ursa Maior.

Leggende del Lazio 03010 La costellazione dell'Orsa Maggiore

Leggende del Lazio 03110Queste citta' del Basso Lazio sono state fondate in luoghi che, uniti, riproducono sul suolo la posizione delle stelle che compongono la costellazione dell'Orsa

"L'area geografica nella quale si trovano all'ottanta per cento, se non di più, testimonianze della cosiddetta 'architettura ciclopica' è quella che da Palestrina e Artena giunge, grosso modo, fino a Isernia e Teano, e che dalla costa tirrenica laziale arriva in Abruzzo fino alla piana del Fucino e al Sangro, all'alto Volturno e al nord della Campania. Questo è proprio il territorio che fu chiamato da Virgilio 'Saturnia Tellus', ovvero la Terra di Saturno. "Esisteva infatti un'antichissima tradizione, che era già quasi una leggenda al tempo dei Romani, secondo la quale tutte quelle località laziali contraddistinte dai resti di mura poligonali erano state fondate in epoca remotissima da Saturno ,o dai suoi congiunti e discendenti.

Leggende del Lazio 03210La costellazione del Leone

Leggende del Lazio 03310La costellazione del "Leo Maior" come appare riprodotta sul territorio del Lazio meridionale

"Il dibattito su chi abbia eretto effettivamente quegli enormi, megalitici bastioni difensivi, e in quale epoca lo abbia fatto, è stato estremamente vivace tra gli studiosi italiani d'archeologia tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, e seppur con molta minore intensità continua ancora oggi. "Gli scrittori e i dotti antichi, i greci e i latini, indicavano nei Pelasgi gli autori di queste opere titaniche, una tesi che però oggi viene confutata dalla critica storica più recente. "Chi fossero realmente questi Pelasgi e da dove venissero, comunque sino a oggi nessuno è riuscito a stabilirlo con esattezza. E' un grosso mystero. "Ma, a prescindere da chi abbia innalzato effettivamente le fortezze ciclopiche nel Basso Lazio e nelle aree circonvicine, la mia ricerca non può che tener conto di tutte le località che conservano tali testimonianze.

"In ogni caso, circa l'altra domanda che mi ha fatto, ecco io non credo che quegli ignoti popoli antichi possedessero macchine volanti. . . no, non credo infatti che fosse indispensabile una visione aerea per mettere in opera tale progetto di pianificazione città/stelle, anche se effettivamente, per la vastità dell'area interessata, quello appare come un compito che ancora oggi sarebbe decisamente impegnativo per chiunque. "L'ipotesi per cui propendo è che invece le rocche del Basso Lazio siano state costruite, per così dire, a vista, considerando che per la conformazione geografica del territorio da ogni colle si potevano vedere le altre."
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MessaggioTitolo: Re: Leggende del Lazio   Leggende del Lazio Icon_minitimeSab Mag 10, 2008 3:51 pm

Lhe fatto bello lungo non c'è che dire, e comunque le ultime due sono leggende davvero interessanti Cool
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Giorgia

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MessaggioTitolo: Re: Leggende del Lazio   Leggende del Lazio Icon_minitimeDom Mag 11, 2008 4:45 pm

che fico!!

molto interessante!!! Grazie!!
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MessaggioTitolo: Re: Leggende del Lazio   Leggende del Lazio Icon_minitimeLun Mag 12, 2008 11:57 am

Ciao Giorgia Very Happy
sono daccordo con te Cool
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